Care Cittadine e Cittadini,
questa è una lettera aperta ai cuori e alle menti di tutti coloro che amano la Libertà senza aggettivi e che vivono del proprio lavoro in questa nostra Repubblica nata dalla Resistenza.
Vorremmo servisse a reagire al grave stato di degrado della vita pubblica e della convivenza civile, a contrastare il pericolo, mai tanto tangibile e reale, di una dittatura progressiva incombente.
Le nostre classi dirigenti e dominanti non hanno mai amato la nostra Costituzione e l’hanno anzi avversata da subito: le stragi mafiose e fasciste sono legate da un lungo filo nero di morte, che parte da Portella delle Ginestre e che da allora ha insanguinato le strade, le piazze, le stazioni e i treni di sangue innocente, di contadini, operai, studenti, magistrati, poliziotti e carabinieri… non ci hanno risparmiato nessuna nefandezza, pur di fermare il progresso economico, sociale e culturale del popolo italiano, criminalizzando ogni forma di dissenso civile delle masse giovanili e studentesche ed il conflitto sociale legittimo delle masse lavoratrici, in cerca di giustizia sociale, diritto a un lavoro dignitoso, a una più equa ripartizione del reddito prodotto, a lottare contro le delocalizzazioni produttive che impoveriscono i territori di esperienze produttive spesso uniche, gettano sul lastrico migliaia di famiglie, col solo ed unico scopo della realizzazione del massimo profitto utilizzando nel mondo mano d’opera a basso prezzo non casualmente priva di diritti civili e tutele sindacali.
In questo senso siamo vicini, sul nostro territorio in particolare, a tutti i lavoratori come quelli della Harris, che hanno lottato unitariamente col sindacato della FIOM-CGIL limitando il grave danno della perdita del posto di lavoro, avendo ottenuto importanti riconoscimenti economici unitamente alle tutele degli ammortizzatori sociali.
L’art.3 della Costituzione dice tra l’altro: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,economica e sociale del Paese”.
A nulla sono valsi i continui tentativi dei governi di Lor Signori di equiparare le lotte anche aspre dei lavoratori con le pratiche del farneticante terrorismo rosso assassino, pronto come un orologio abilmente innescato a farsi avanti quando la situazione era propizia ad un successivo uso politico delle vicende criminali, come è avvenuto nel caso dell’omicidio del prof. Marco Biagi.
La lotta per la giustizia sociale può essere ostacolata, sopirsi, ma il naturale bisogno umano di libertà porterà sempre le donne e gli uomini di buona volontà a battersi per essa, qui come altrove nel mondo.
Sempre Lor Signori, oggi come ieri, permettono che non si arresti mai la catena delle morti sui luoghi di lavoro e ostacolano le poche leggi severe conquistate per avere un lavoro che non sia una trappola mortale, sempre costoro gridano allo scandalo, perché così si arreca danno alla competitività aziendale.
Per Lor Signori gli ostacoli sono i diritti dei lavoratori, che vorrebbero di nuovo deboli e proni sui luoghi di lavoro, senza contratto nazionale, precari a vita e possibilmente senza pensione.
Questa è la loro concezione della libertà e della democrazia.
Le classi dirigenti e dominanti del nostro paese al massimo della loro lungimiranza inventarono il Fascismo per domare col ferro e col fuoco gli aneliti di libertà delle classi contadine e operaie che non a caso furono l’anima e il cuore pulsante della Resistenza e della Guerra di Liberazione. La “lauta ricompensa “ fu il dovere emigrare, perché il lavoro non c’era, fu la guerra fredda, la repressione poliziesca antioperaia e anticontadina, i licenziamenti per rappresaglia politica… quando proprio quegli stessi operai, in piena occupazione tedesca, scioperarono nel marzo ’43 e ’44 per la pace e difesero le fabbriche per poter garantire il loro futuro e quello della nazione.
Prima e dopo la “grande guerra” siamo stati un popolo di migranti, che per guadagnarsi un tozzo di pane ha attraversato oceani e terre sconosciute per lavorare nelle miniere, nei cantieri, nelle fabbriche, nei campi di tutto il mondo. L’Italiano è la settima lingua più parlata nel mondo proprio per questo e gli italiani che sono nati e cresciuti all’estero con le loro famiglie d’origine sono di più degli italiani residenti in madre patria.
Oggi il peggior governo del dopo guerra, vara leggi liberticide sulla libertà di movimento delle persone come il “decreto sicurezza”, criminalizzando i clandestini ma non le multinazionali, che depredano i popoli miserabili e disperati dell’Africa delle loro legittime ricchezze, creando fame, barbarie, guerre civili e generando le condizioni che poi li spingono a fuggire altrove per sopravvivere, spesso utilizzati come schiavi silenti in attività criminali.
Non deve stupire che questo governo fascistoide stia applicando alla lettera il programma politico eversivo della P2, che ha in Silvio Berlusconi, tessera 1816, il suo più fervido e fedele seguace, che delegittima la Magistratura, sottraendosi ad ogni giudizio attraverso la legge 128, nota come “Lodo Alfano”, che lo ha reso non processabile durante il suo mandato, che attacca frontalmente la CGIL e i sindacati di base, ovvero quella parte che lotta davvero per i diritti e la dignità del lavoro.
E’ lo stesso governo che vara lo scudo fiscale: l’ennesimo condono che Lor Signori regalano a sé stessi e ai loro “associati”, quelli che portano all’estero i capitali, molti dei quali illeciti.
Sono gli stessi “alfieri del libero mercato”, che dal governo mettono le mani sulle proprietà pubbliche, tenendo per sè i profitti e lasciando ai cittadini le perdite, come il caso Alitalia insegna.
Sono gli stessi che depredano i risparmiatori, che frodano il fisco e la fanno franca, perché al contrario degli Stati Uniti d’America, pur patria del liberismo, qui da noi l’evasione fiscale non è reato penale grave.
A Lor signori piace dunque che l’Italia sia al 73° posto nel mondo per libertà d’informazione ( Freedom House of Press ), al 76° posto nel mondo nell’indice della libertà economica ( Heritage Foundation ), al 55° posto nel mondo nella lista dei Paesi meno corrotti e infine agli ultimi posti dei paesi OCSE per diritto allo studio e qualità della scuola ?!
A Lor Signori piace promettere sicurezza in campagna elettorale, salvo poi tagliare i fondi per le forze di polizia dello Stato e affiancarle dalle ormai famigerate “ronde”: pericolose “compagnie di ventura” che riportano inevitabilmente alla memoria le origini delle “squadracce” fasciste e delle S.A naziste.
A noi tutto questo non piace e anzi ci vergognamo molto… per cui ci rivolgiamo al Parlamento, dove molti di Lor Signori siedono e non solo tra i banchi della maggioranza: non ditelo e non fatelo in nostro nome, noi non vogliamo essere vostri complici ..!!
Lo diciamo forte anche a tutti i partiti che hanno tradito lo spirito dell’art.49 della Nostra Costituzione, ma non soltanto quello e registriamo una sostanziale identità di vedute col manifesto-appello alla comunità internazionale, pubblicato sull’Herald Tribune e sul Guardian, del Senatore Di Pietro, quando afferma che la democrazia italiana è in pericolo…
Raccogliamo dunque firme di adesione e condivisione a questo documento, con l’impegno a lavorare per la costruzione di un’alleanza di forze certamente eterogenee, ma fermamente democratiche ed antifasciste, motivate a contrastare nella legalità Costituzionale questa grave emergenza democratica, questa pericolosa deriva autoritaria della nostra Repubblica.
Carissime/i compagne/i , vi portiamo i saluti degli iscritti di Pianoro e nostri e miei personali del gruppo dirigente la sezione pianorese.
Una considerazione preliminare:
siamo orgogliosi di appartenere alla grande e nobile famiglia dei Partigiani Italiani ed Europei e questa è la forza che ci anima pur nelle gravi difficoltà che ben vengono tratteggiate nel documento nazionale del 6 febbraio scorso, posto alla base delle discussioni che anche noi abbiamo cercato di estendere non solo all’ambito degli iscritti alla nostra organizzazione.
La situazione è quella che è, e il che fare per dare una nuova prospettiva ad una Organizzazione come la Nostra è il tema ineludibile che è legato fondamentalmente al futuro della nostra democrazia. Se si cancellano le orme della memoria storica, si cancellano le fondamenta civili e la storia ci dice che quando ciò avviene si preparano le condizioni dei peggiori avventurismi.
Non riusciamo a capire, pertanto, cosa si aspetti da parte del PD, di tutti i partiti della sinistra, di tutte le forze democratiche della società ad unirsi almeno per un giorno in una grande manifestazione a difesa della libertà, della democrazia e della Costituzione, come messaggio di speranza che diventi reale antagonismo a questo regime che si sta instaurando fatto di piduisti e mafiosi che sono al potere.
La nuova stagione per l’A.N.P.I. non può allora che iniziare dalle giovani generazioni, dal rapporto con gli studenti, dall’estendere un sistema di comunicazione/partecipazione anche dei nuovi mezzi di comunicazione di massa perché il nostro messaggio e la nostra missione siano visibili ed ascoltati.
Facciamo mente locale soltanto per un attimo alle scorse elezioni politiche del 2008, e per quel che ci riguarda , osservando il voto a Pianoro, abbiamo registrato: 275 voti alla Destra Fiamma Tricolore e 51 voti a Forza Nuova. Insieme al netto del voto a destra, abbiamo 326 voti alla estrema destra pari al 2,80% del corpo elettorale attivo valido, pari a 11.628 persone.
Perché tanta forza attrattiva e soprattuto verso i giovani?
Sicuramente la negazione di un insegnamento attivo e contemporaneo della storia ha dato questi frutti avvelenati, eppure basta guardare al film Nazirock per capire che c’è dell’altro, che il sistema di valori solidaristici si stanno dissolvendo così rapidamente, che il campo nei quali tradizionalmente si collocavano attraverso le lotte sociali e culturali della sinistra oggi la destra e la estrema destra lo stanno coltivando, mettendo radici in forma di risposte, sbagliate fin che vuoi ma risposte appetibili, alla crisi del sistema capitalistico che è crisi non solo economica ma culturale, di valori umani, ecc…
Il permanere e l’aggravarsi dei divari sociali ha fatto sì che le questioni sia delle donne che dei giovani si siano trasformati in emergenze nascoste, non visibili sulla stampa o in tv, ma presenti nelle dinamiche sociali. Con percorsi che sfuggono ai partiti, e spesso anche ai sindacati.
Oggi il numero di chi sta al margine della società è in aumento, ma questo sembra poco interessare la politica che sta percorrendo, in modo suicida, la strada sena uscita della logica di potere.
E’ giusto allora porsi, come viene detto nel documento, il problema di divenire “coscienza critica della democrazia", noi proponiamo anche di aggiungere “e antagonista dei modelli dominanti". Quando andiamo nelle scuole e parliamo delle figure delle partigiane e dei partigiani i ritratti umani di queste persone semplici ma determinate a perseguire il bene collettivo, si stagliano alte come modello politico e umano, e non possiamo che vedere il contrasto con le figuricchie odierne che straparlano di democrazia, anziché praticarla.
In Francia tutti sanno chi è stato Guy Moquet eroe nazionale della Resistenza Francese, da noi in pochi sanno chi è stato Duccio Galimberti.
Occorre allora che ognuno di noi e con umiltà faccia quello che in coscienza sia utile e che l’ ANPI giustamente divenga “la casa di tutti i democratici" e non l’ennesimo partito, di cui francamente non si avverte la necessità.
Nel nostro piccolo, care/i compagne/i, da tempo abbiamo messo a dimora una pianta che sta dando frutti incoraggianti.
Come Sezione ANPI di Pianoro, si è realizzato un sito web www.anpipianoro.it con l’intento di avvicinare i giovani attraverso l’uso delle nuove tecnologie di comunicazione. Dalla fine del 2005 siamo presenti in rete con documenti che illustrano la storia della Resistenza locale e nazionale. La breve storia del nostro sito web ha visto un incremento costante in questi tre anni passando, dai 25.357 contatti del 2005 ai 73.507 del 2008 per un totale complessivo di 163.070 visite.
Merita particolare attenzione la sezione “Biblioteca” del sito nella quale sono pubblicati alcuni libri liberamente scaricabili fra cui “Epopea Partigiana”, un testo prodotto dall’ANPI provinciale nel 1947 e mai più ripubblicato, che è stato scaricato più di 40.000 volte in questi pochi anni, un successo editoriale. Tra gli altri documenti presenti nella biblioteca vi sono:
Ci si è resi dunque conto di come un piccolo sito come quello della nostra Sezione diventi per alcuni aspetti interessante e importante per chi esegue ricerche sugli eventi storici del periodo. Spesso la problematica di chi fa ricerca storica è il reperimento di testi che non tutte le biblioteche mettono a disposizione se non per sola consultazione. Tale patrimonio costituisce infatti una risorsa documentaria unica per la ricostruzione di un importante capitolo di storia italiana e rappresenta inoltre una risorsa informativa cruciale nel campo della ricerca e della formazione.
Siamo convinti che la ripubblicazione in edizione digitale di alcuni testi storici pubblicati dall’ANPI possa da un lato favorire l’incremento della ricerca da parte degli studiosi e dall’altro creare un servizio aggiuntivo che può essere fruito da un pubblico eterogeneo per età, appartenenza e cultura, e trasversale per interessi e necessità.
Inoltre, può costituire un valido sistema di produzione/vendita da inserire nel circuito del sistema di autofinanziamento dell’organizzazione.
Oltre a ciò, è stata realizzata una Convenzione col Comune di Pianoro che in una sua parte dice così: “L’ ANPI di Pianoro si impegna inoltre a:
Noi con tutto il resto della famiglia partigiana vogliamo percorrere queste nuove strade, fatte di dedizione all’idea che tutti gli esseri umani sono eguali e che la libertà di tutti è la luce del nostro cammino.
Onore alla Resistenza e alla Guerra di Liberazione!
Onore alle Partigiane e Partigiani!
Vi ringrazio di essere qui, come tutti i 25 Aprile, assieme a noi e al Sindaco Simonetta Saliera - che mai ci ha fatto mancare un intenso e appassionato sostegno, suo e della Giunta Comunale - a onorare la Memoria della Resistenza e della Lotta di Liberazione.
Questo vuole - e deve essere - un giorno di festa e io vorrei potervi soltanto dire parole di serenità e di pace… assieme a voi, vorrei soltanto ricordare e ringraziare tutti gli uomini e le donne che hanno lottato contro il nazismo e contro il fascismo, che hanno sofferto, combattuto e Resistito… e i tanti che hanno sacrificato la loro vita, per regalare a noi giorni come questo.
E’ il 64° anniversario della Liberazione e mi piacerebbe essere ottimista e cercar di vedere il bicchiere” mezzo pieno”: francamente è un successo aver mantenuto vivo, per tanto tempo, il ricordo e la memoria di ciò che è accaduto tanti anni fa, soprattutto in una Nazione come la nostra, incline a dimenticare.
Ma è sempre più difficile… sono i tempi ad essere duri.
Tempi duri per chi si sente erede morale dei Valori Antifascisti… tempi duri per chi ama la Libertà e crede fermamente nella nostra fragile Democrazia… tempi duri per chi vuole difendere il Valore inestimabile della nostra Costituzione.
Davanti ai tanti episodi di violenza razzista e neofascista, tanto più frequenti in tutto il territorio nazionale, quanto taciuti, sottovalutati, ignorati… davanti a una deriva legalicida, ad una vera e propria emergenza democratica, la maggioranza della gente di questo strano Paese non riesce più ad indignarsi e a reagire.
E’ la triste e pericolosa realizzazione di ciò che temevano padri della Repubblica come Foa, Terracini, Pertini: la disattenzione e la superficialità porta inevitabilmente all’oblio… e un Paese senza Memoria, è un Paese senza Storia e senza futuro.
Oggi ci dicono – finalmente - che il 25 Aprile è di tutti, non solo di una parte politica… è verissimo… peccato che se ne ricordino soltanto oggi, a 64 anni dalla Liberazione … oppure se ne ricordino 15 anni dopo certe “discese in campo”…
Ma va bene così.
Certo però non possiamo accettare, che si accusi la Sinistra di aver egemonizzato il 25 Aprile: migliaia di persone come noi, mosse soltanto dalla passione Ideale e dalla gratitudine verso la Resistenza, si rifiutano di dimenticare i combattenti e i caduti per la Libertà, come invece ha sempre fatto chi oggi ci accusa.
Se onorare e difendere la Memoria è diventata una colpa, allora siamo colpevoli.
Il Parlamento Italiano - “governato” da un Premier che di recente ha dichiarato di considerarlo inutile - sta per votare una legge che vuole equiparare i Partigiani combattenti per la Libertà, ai repubblichini fascisti, complici dei nazisti nei peggiori crimini e nelle più efferate stragi compiute dal “43 al “45.
Questo è l’estremo e incredibile affronto che gli ultimi Partigiani ancora in vita, e tutti i sinceri democratici, devono subire.
Quel Premier non ha mai riconosciuto nè onorato la festa del 25 Aprile e suoi ministri lo superano in arroganza, insultando la Resistenza, svalutando la Lotta di Liberazione, infangando e deridendo la Memoria dei Caduti.
Quel Premier possiede riviste, quotidiani, le maggiori televisioni private e il controllo di quelle pubbliche …
Si sta creando una situazione allarmante : viene negata l’informazione su aggressioni fasciste e razziste che si ripetono ormai quotidianamente, viene plasmata l’indifferenza verso le cattiverie, la xenofobia, le persecuzioni… si crea di fatto un clima di paura, di disprezzo e di odio, come mai s’era visto dalla fine del fascismo.
Ma la colpa più grave del capo del governo è aver diviso il popolo italiano e di averlo spaccato a metà… la strategia di accusare chi non vota le destre di essere “tout court” un comunista ( sebbene ancora io non capisca bene dove stia l’insulto... ), tanto bieca quanto cinica, è servita anche a delegittimare la Resistenza e la Lotta di Liberazione, cancellando la natura unitaria del C.N.L., il Comitato di Liberazione Nazionale che condusse la lotta Partigiana ed era certamente e orgogliosamente formato dai Comunisti, ma altrettanto orgogliosamente dai Popolari di De Gasperi, dagli Azionisti di Parri, dai Socialisti di Nenni, dai liberali, dai repubblicani e da quant’altri lottarono contro la dittatura fascista di Mussolini.
Da un anno c’è un governo che cancella conquiste civili e sociali, che taglia e censura chi non ubbidisce al capo, che insulta e minaccia la Magistratura, che taglia i fondi per i Carabinieri, la Polizia e le forze dell’ordine… ma che poi esalta le ronde.
Quello stesso governo elude sistematicamente la Carta Costituzionale, che porta scritto, a chiare lettere: ”È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.
La presenza di liste elettorali come Forza Nuova, Fronte Nazionale, Fiamma Tricolore e altre ancora, che inneggiano impunite e indisturbate al fascismo e a Mussolini, oltre che un pugno nello stomaco ai democratici e agli antifascisti, costituiscono un vero e proprio tradimento del Dettato Costituzionale.
Sono tempi duri, dicevo … ma parafrasando una celebre frase : “quando la lotta si fa dura…” direi che i duri continuano a lottare, perché noi non abbiamo mai smesso.
Sono proprio questi tempi duri, che ci invitano ancora una volta a Resistere.
La maggioranza del popolo italiano, nonostante tutto, crede ancora nei Valori Democratici… e la gente, tanta gente, che non si è ancora fatta contagiare dal virus dell’oblio, non si arrende … non si vuole arrendere.
L’Associazione Nazionale Partigiani d’ Italia chiama all’attenzione, alla vigilanza, alla presenza antifascista.
Tante volte - anche su questa piazza - abbiamo proclamato che, davanti a nuovi rischi autoritari e neofascisti, non ci saremmo più potuti permettere di Resistere dopo… : dopo una nuova dittatura, dopo altre violenze, dopo un nuovo disastro democratico.
Tutti gli uomini e le donne presenti oggi in questa piazza, con i propri ricordi e le proprie speranze… tutte le forze politiche democratiche, con i propri militanti e le proprie bandiere… tutti assieme, dobbiamo fare assolutamente un grande sforzo, unitario e Antifascista, per lottare assieme, per Resistere assieme e per riuscire, presto… a poter sorridere assieme.
Viva il 25 Aprile, viva la Resistenza.
Il 25 aprile è la ricorrenza civile più importante dell'anno per la nostra Repubblica. Il 25 aprile è la festa della sconfitta del nazifascismo, è la fine di un regime ultraventennale già esploso con la guerra e con l'8 settembre, eppure in grado con l'aiuto di Hitler di assestare dolorosissimi colpi di coda. Il 25 aprile partigiano è la festa di un popolo che ha il coraggio di riprendere in mano il proprio destino. Il 25 aprile rappresenta le fondamenta della nostra democrazia, poi confermata il 2 giugno 1946 con la scelta repubblicana, l'unica possibile, e riconfermata dal popolo italiano ogni volta che questa è stata a rischio. Il 25 aprile è la festa della democrazia.
"Noi partigiani abbiamo combattuto per chi c'era, per chi non c'era ed anche per chi era contro" Così si espresse Arrigo Boldrini, il nostro comandante Bulow in occasione del 50esimo della 28esima Brigata Garibaldi e scomparso nel gennaio dell'anno scorso.
Un grande comandante militare coraggioso, intelligente e umano, che seppe conquistarsi non da parte della retorica nazionale ma da parte del Comando dell' VIII Armata una Medaglia d'oro per il suo valore. E il comando dell' VIII Armata angloamericana, il generale Mc Kreery, volle la Brigata Garibaldi, la Ventottesima Brigata Garibaldi, al suo fianco nell'avanzata verso il Veneto, caso unico e straordinario di riconoscimento delle capacità militari dei partigiani da parte di un esercito alleato che non era generoso in riconoscimenti di questo tipo.
Un episodio straordinario nella storia della Resistenza.. Boldrini seppe impersonare il carattere popolare, nazionale, democratico dell'antifascismo. Scelse di scendere in pianura, di combattere, contando sulla solidarietà, sulla partecipazione coraggiosa di tante donne, di tanti uomini, contando sul fatto che i contadini, i braccianti avrebbero trasformato ogni casale in rifugio per i partigiani, in una trincea nella quale combattere per la libertà del nostro Paese.
Così la Resistenza in montagna,nella pianura, nelle città è diventata un grande fatto di popolo, si è radicata da noi come forse in nessun'altra parte del nostro Paese, è diventata parte di una civiltà, di un'esperienza collettiva, di una lotta non di piccoli gruppi ma della grande maggioranza dei cittadini.
Questo fu la straordinaria esperienza della Ventottesima Brigata con il nome del leggendario capo Mario Gordini, fucilato dai nazifascisti nel gennaio del 44.
Quella lotta divenne movimento di massa e fondamento di un rinnovato patriottismo democratico sulle macerie dell'8 settembre, là dove si era consumata la crisi del vecchio Stato italiano.
Questo ha reso possibile che quel patrimonio abbia continuato a essere, per tanti anni, il fondamento del nostro vivere comune. In queste settimane si è accomunata alla figura di Boldrini quella di un giovane medico cattolico Benigni Zaccagnini, che scelse di andare a combattere nella Brigata Garibaldi, assieme ai comunisti, esperienza abbastanza singolare, pure nella forza delle sue personali convinzioni che ne fecero poi un lucido e appassionato protagonista della storia della DemocraziaCristiana.
Vanno ricordati questi maestri di vita che lavorarono all'assemblea Costituente che aveva saputo raccogliere lo spirito animatrice della lotta di liberazione, lo spirito dei valori fondamentali pur nella diversità; che tessero quel compromesso nobile, l'intesa possibile dell'incontro fra culture diverse che è la nostra Carta Costituzionale, l'elogio della politica democratica , che tanto contrasta con questo tempo che vede trionfare spesso il radicalismo sterile, l'intolleranza , la violenza e persino la volgarità dello scontro politico e che addirittura vengono rappresentati incredibilmente come testimonianza dello spirito della democrazia.
Quest'epoca però è segnata non per caso dalla marginalità e dalla demolizione dei diritti del mondo del lavoro, dall'insofferenza delle nostre classi dirigenti e dominanti verso le regole, avverse alla Costituzione e ai contratti di lavoro come fonte del diritto ad esprimere la persona umana attraverso le tutele sociali, l'istruzione, la formazione e più giuste ripartizioni della ricchezza collettiva che si è accumulata invece nelle mani di pochi, gli stessi che sono in gran parte responsabili dell'abominio dell'evasione fiscale che viene valutata in più di 250 miliardi di euro all'anno, vero e proprio furto!
Attraverso la demolizione del lavoro si demoliscono le fondamenta della Costituzione, della democrazia sociale, che rischia di fondarsi sul lavoro instabile, precario e pericoloso per la vita di tanti troppi operai che continuano a morire nei cantieri e nelle fabbriche.
Ricorre quest'anno il 65° anniversario dei grandi scioperi operai che nel periodo marzo 43- marzo 44 portarono circa 1 milione di lavoratori delle grandi fabbriche torinesi, genovesi e milanesi ad incrociare pacificamente le braccia contro i salari da fame, per più eque condizioni di vita e per la fine della guerra, in un momento dove l'Italia era occupata e fare sciopero poteva comportare la pena di morte.
Quelle lotte furono l'umus sociale della Resistenza, la fase iniziale di un progetto consapevole che una nuova società andava edificata sulla libertà, su nuovi valori di giustizia sociale, liberando il lavoro dal giogo dello sfruttamento, dando alle donne il posto alla pari che una società libera deve accogliere e sviluppare.
E le donne quel diritto se lo andarono a conquistare e senza di loro la Resistenza non ce l' avrebbe fatta: i numeri parlano chiaro, 35.000 partigiane nelle formazioni combattenti, 20.000 staffette, 70.000 organizzate nei gruppi di difesa, 638 le donne fucilate o cadute in combattimento, 1750 ferite, 4633 arrestate, torturate, oltraggiate e condannate dai tribunali fascisti, 1890 le deportate in Germania.
Cifre che raccontano per difetto perché quella delle donne è stata una partecipazione diffusa, spontanea. La contadina che ci dava un piatto di minestra, raccontano le partigiane, o che ci nascondeva in casa rischiava la vita proprio come noi.
Ecco perché ci opponiamo all'infame parificazione fra Partigiani e Repubblichini che questo governo di fascisti e piduisti vorrebbe approvare rimescolando nel torbido le carte della Storia, non ce ne staremo buoni a veder messi sullo stesso piano le vittime coi loro carnefici.
Si svuotino gli arsenali e si riempiano i granai disse il Presidente Partigiano Sandro Pertini, assistiamo invece all'indecente impegno di questo governo a spendere 25 miliardi di euro in 15 anni per l'acquisto dei cacciabombardieri F35 Joint Strike e annesse portaerei, frutto avvelenato di quel liberismo guerrafondaio che ha deragliato con fracasso, ma che fa pagare la crisi ai lavoratori, alle classi sociali più deboli, agli inermi, toglie risorse alla scuola pubblica per darla ai privati, e non si preoccupa del futuro dell'ambiente continuando ad avvelenarlo.
Il 9 novembre 1943, in occasione dell'apertura dell'Anno Accademico,il Prof. Concetto Marchesi insigne latinista e allora rettore dell'Ateneo di Padova incitò gli studenti alla rivolta con queste coraggiose parole:
".. Ma oggi il lavoro ha sollevato la schiena, ha liberato i suoi polsi, ha potuto alzare la testa e guardare attorno e guardare in su: e lo schiavo di una volta ha potuto anche gettare via le catene che avvincevano per secoli l'anima e l'intelligenza sua. Non solo una moltitudine di uomini, ma una moltitudine di coscienze è entrata nella storia a chiedere luce e vita e a dare luce e vita.
Oggi da ogni parte si guarda al mondo del lavoro come al regno atteso della giustizia. Tutti si protendono verso questo lavoro per uscirne purificati.
E a tutti verrà bene, allo Stato e all'individuo; allo Stato che potrà veramente costituire e rappresentare la unità politica e sociale dei suoi liberi cittadini; all'individuo che potrà finalmente trovare in sé stesso l'unica fonte del proprio indistruttibile valore.
Sotto il martellare di questo immane conflitto cadono per sempre privilegi secolari e insaziabili fortune; cadono signorie. Reami, assemblee che assumevano il titolo della perennità: ma perenne e irrevocabile è solo la forza e la potestà del popolo che lavora e della comunità che costituisce la gente invece della casta.. "
"… Giovani, una generazione di uomini ha distrutto la vostra giovinezza e la vostra Patria; vi ha gettato tra cumuli di rovine; voi dovrete tra quelle rovine portare la luce di una fede, l'impeto dell'azione e ricomporre la giovinezza e la Patria.
Traditi dalla frode, dalla violenza, dall'ignavia, dalla servilità criminosa, voi, insieme con la gioventù operaia e contadina dovete rifare la storia dell'Italia e costituire il popolo Italiano…"
E' con la consapevolezza di rappresentare tutto questo che anche noi dell'ANPI di Pianoro cerchiamo fra tante difficoltà ma anche fra tante soddisfazioni di portare avanti la memoria storica della Resistenza nel quotidiano. Per parlare di futuro alle scolaresche guardando con rispetto e attenzione al passato. Con questi intenti è nato il sito internet e il suo successo quotidiano da 3 anni a questa parte è la migliore prova che la memoria storica della guerra di liberazione parla ancora ai giovani e alle coscienze libere che invano però non sono ascoltate da questa politica che non ha più il volto dei progetti e delle speranze.
Ci sono però ancora persone che non si arrendono, una di queste è il nostro Sindaco: Simonetta Saliera, grande amica oltre che socia dell'ANPI e sostenitrice della memoria storica. Il suo contributo in tutti questi anni di amministratrice alla causa del vivere civile è stata la rappresentazione massima dello spirito costituzionale che vive tra la gente e per la gente, è stata un'alta interpretazione dei bisogni di tutto un paese, spendendosi per esso con abnegazione e grande competenza, è il migliore omaggio che avesse potuto tributare alla memoria dei partigiani, a quella di Diana Sabbi e di tanti altri compagni e amici partigiani che non sono più tra noi.
L'amministrazione Comunale di Pianoro ha sempre collaborato e sostenuto la causa dei partigiani coi fatti, ha recentemente messo a disposizione della nostra associazione un locale a Pianoro Vecchio che noi stiamo trasformando in un centro documentale a disposizione delle scuole e dei cittadini. Questo cammino che viene da lontano noi lo vogliamo proseguire nei fatti, e usiamo le parole di Arrigo Boldrini:
"non vogliamo costruire un'archeologia della storia e nemmeno chiuderci in un fortino, custode delle nostre memorie, vogliamo lavorare per far riemergere lo spirito di allora che ci ha tratto dal baratro e che ha restituito dignità agli italiani e che oggi ancora e nuovamente può ridestare entusiasmi, fiducia, coscienze e volontà di alimentare una nuova Italia democratica e civile "